
Consulenze Grafologiche
LA FOTOCOPIA IN PERIZIA E NELLA CONSULENZA GRAFOLOGICA
L’esame di documenti in copia fotostatica non permette di accertare o escludere la presenza di interventi manipolativi, come ad esempio, raschiature, cancellature, abrasioni, scolorinature, lavaggi, trace di grafite, solchi ciechi o inchiostrati, inserimenti, correzioni, alterazioni del tratto e segni di sforzo grafico, come ad esempio, tremolii, soste, interruzioni incoerenti, riprese, saldature e collages.
La fotocopia impedisce altresì di escludere operazioni di copia incolla variamente eseguite (sovrapposizioni di documenti diversi, alterazioni effettuate con scanner e computer, montaggi fotografici stampati e fotocopiati più volte ecc.) e comporta un’ampia gamma di limitazioni nell’analisi grafologica.
In particolare, si rammenta che la manoscrittura in originale ha caratteristiche tridimensionali (profondità, altezza e larghezza), mentre in fotocopia si rilevano due sole dimensioni, poiché va perduta la profondità del tracciato. La pressione non si evidenzia a causa dell’appiattimento del ductus e dell’affievolimento o della totale perdita dei chiaroscuri.
Se si ingrandisce una fotocopia, viene evidenziata la granulosità del tracciato che si manifesta ai bordi, granulosità rarefatta, che aumenta progressivamente con l’aumentare del numero di fotocopie successive. A causa di tale effetto, i grammi molto vicini si avvicinano ulteriormente, sino ad attaccarsi/addossarsi l’uno all’altro. Gli ovali aperti appaiono chiusi, anneriti. Il filo della scrittura diviene più spesso, i gesti finali acuminati e i grammi assottigliati scompaiono.
In fotocopia si riscontrano purtroppo anche tracce di toner, piccoli punti sparsi sulla superficie del foglio, talvolta impercettibili ad occhio nudo, altre volte molto evidenti tanto da “alterare” il tracciato in esame.
I tratti ripassati, i ritocchi, gli accartocciamenti, le modulazioni pressorie altamente individualizzanti la mano scrivente, non si vedono in fotocopia, perché questa tecnica di riproduzione non coglie le sfumature ma rende omogenea la massa grafica.
Infine, ma non ultimo per importanza, si rammenta che la copia fotostatica impedisce di individuare il tipo di carta e lo strumento scrittorio utilizzato, quindi anche il colore dell’inchiostro, l’eventuale utilizzo d’inchiostri differenti, facilmente riscontrabile se non a occhio nudo, con la strumentazione agli infrarossi.
La Corte di Cassazione ha affermato: “non può che risultare inattendibile un esame grafico condotto su una copia fotostatica, pur se eseguita con i sofisticati macchinari oggi disponibili, essendo questa inidonea a rendere percepibili segni grafici personalizzati (ad esempio, la pressione della penna sulla carta) ed obiettivi (quali il tipo di carta usata, la gradazione di colore e le caratteristiche dell’inchiostro) che solo l’originale del documento, al contrario, può rivelare.” (Cassazione Civile Sez. II n. 1831 del 18/02/2000).
Il principio dell’inattendibilità dell’esame grafico su copia fotostatica è stato ribadito dalla Cassazione Civile nel 2009, in quanto la fotocopia è “inidonea a rendere percepibili segni grafici personalizzati ed oggettivi" (Cassazione Civile Sez. II n. 1903 del 27/01/2009).
pubblicato in data: 11.08.2016